Dedja ancora in Fuga: il suo nome è legato all'omicidio del CopacabanaDedja ancora in Fuga: il suo nome è legato all'omicidio del Copacabana

La caccia al detenuto evaso dal carcere di Castrogno continua senza sosta. Il suo nome è legato all’omicidio Copacabana di via Orzinuovi del 2010, quando fu ucciso nella notte del 23 febbraio a colpi di pistola Shepetim Cupa, un albanese di 44 anni, fuori dal locale bresciano. Si tratta del 39enne Roland Dedja, assolto per quel fatto, ma fino a lunedì (prima dell’evasione) era in carcere a Teramo in attesa di giudizio in un procedimento presso la procura di Bologna per sequestro di persona ed associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

 

Secondo quanto ricostruito, Dedja lunedì notte si è calato con una grossa corda, simile a quella usata dai rocciatori, dalla finestra del bagno della sua cella, da cui aveva rimosso una parte della grata delle sbarre. Per ingannare i poliziotti penitenziari, l’uomo, che non aveva nessun compagno di detenzione, aveva simulato la presenza di una persona sulla sua branda, che sembrava coperta fino alla testa. Qualcuno ipotizza l’aiuto di un drone per la consegna dell’attrezzatura utile alla fuga. Secondo un’altra versione, la corda sarebbe stata fornita da un complice all’esterno, legandola ad un lenzuolo che l’uomo aveva calato fuori dalla finestra.

 

Dedja era già fuggito nel luglio del 2010 dal carcere di Pisa, dove scontava una pena per l’omicidio di un connazionale all’esterno di un locale notturno a Brescia (due anni dopo fu assolto). Quella notte, insieme ad un altro detenuto, si calò dal muro di cinta utilizzando le classiche lenzuola annodate. Una volta fuori dall’istituto, i due fermarono una passante nelle strade adiacenti rubandole l’auto e svanirono nel nulla. Nemmeno due mesi dopo, però, Dedja e il suo compagno di fuga, Bledar Shehu, furono rintracciati ed arrestati dai carabinieri a Porto Recanati (Macerata).

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