Nido di tartaruga marina nella Riserva Borsacchio, siamo a 53. Le ultime nate di chiamano Franco, Ludovica e FlaviaNido di tartaruga marina nella Riserva Borsacchio, siamo a 53. Le ultime nate di chiamano Franco, Ludovica e Flavia

Siamo entusiasti di condividere una notizia straordinaria riguardante il nido di Tartaruga Marina scoperto nella Riserva Borsacchio, un evento che ha catturato l’attenzione di tutta la città di Roseto degli Abruzzi. Fino a oggi, sono emerse ben 53 tartarughe neonate, ciascuna dedicata a persone speciali e bambini che, in un certo senso, nuotano con loro dall’alto. In meno di un mese, questo straordinario evento ha generato oltre un milione di visualizzazioni sui social media e ha attirato migliaia di visitatori.

Questo è il terzo nido di Tartaruga di mare scoperto in Abruzzo negli ultimi 10 anni, rappresentando un simbolo tangibile dell’impegno incrollabile dei volontari che si dedicano da anni alla salvaguardia delle specie protette che popolano quest’area e alla mitigazione dell’erosione costiera. Grazie alla costanza e all’impegno nel sostenere il progetto “Area delle Dune e del Fratino”, autorizzato il 2 marzo 2020 con la Delibera Generale n. 56, è stato possibile individuare il nido sin dal suo primo giorno di deposizione.

L’installazione di cartelli informativi e delle necessarie delimitazioni ha evitato che le tracce delle tartarughe venissero cancellate dal passaggio delle persone, un problema che si è verificato in passato in Abruzzo. Grazie ai monitoraggi giornalieri, una volontaria ha prontamente allertato i professionisti del Centro Studi Cetacei, che hanno confermato l’avvistamento e attivato i protocolli di tutela.

Dal 19 luglio 2023, sono stati organizzati sei turni di monitoraggio per proteggere il nido e informare i cittadini e i turisti. A partire dal 31 agosto 2023, i monitoraggi sono stati estesi a un servizio 24 ore su 24 sotto la direzione competente del Centro Studi Cetacei. Allestire un presidio leggero in un’area naturale priva di servizi e trasportare manualmente rifornimenti e attrezzature necessarie per sostenere turni di oltre 20 volontari al giorno, compresi i turni notturni, è stato un impegno estenuante.

Ma quali sono stati i risultati finora? Ad oggi, sono state liberate in mare ben 53 tartarughe, e il Centro Studi Cetacei sta raccogliendo dati scientifici di grande valore non solo per l’Abruzzo, ma anche per l’intera comunità scientifica.

Questa straordinaria iniziativa ha attirato migliaia di persone nel corso di quasi due mesi e ha generato oltre un milione di visualizzazioni sui social media in poco più di 20 giorni, grazie alle dirette e alle storie dedicate alle nuove nate. Durante la notte del 13 settembre, sono stati assegnati nomi importanti alle prime tartarughe nate in ogni schiusa, per commemorare storie di persone che non sono più con noi. La prima tartaruga nata nella prima schiusa di domenica è stata chiamata Peppino, in ricordo di Peppino Celommi, un amato cittadino rosetano scomparso che avrebbe compiuto 70 anni il 10 settembre, uomo dedito allo sport e impegnato nel sociale. Alla prima nata nella seconda schiusa è stato invece dato il nome di Ilaria (laia) Orlandi, la bambina di 9 anni uccisa nel 2018 da un neuroblastoma, il cui caso ha commosso l’intera Italia. Nel suo libro, scritto insieme al fratello prima di morire, c’era un desiderio di Laia: «Nella prossima vita voglio rinascere una tartaruga marina libera di nuotare». Mentre questa notte la prima tartaruga nata è stata chiamata “Franco Sbrolla,” in onore di colui che è stato l’ispiratore storico della Riserva Borsacchio, il quale ha lottato affinché sulla spiaggia in cui oggi si trova il nido non venisse costruito un villaggio di cemento. Senza il suo impegno, oggi non avremmo né il nido né la Riserva stessa. La seconda tartaruga è stata chiamata “Ludovica,” in memoria di una bambina tragicamente scomparsa a Francavilla a causa di un gesto insensato del padre. Durante il turno di notte, una parente di Ludovica era presente presso il Centro Studi Cetacei. La terza tartaruga è stata intitolata “Flavia,” per ricordare la giovane ragazza di Roseto che perse la vita in un tragico incidente in bicicletta a Pineto.

Questa esperienza ha rafforzato il legame tra la città e la natura, dimostrando quanto sia importante preservare il proprio territorio, valorizzarlo e proteggere la biodiversità. Rappresenta un vero e proprio tesoro naturale e un patrimonio di immagine per la comunità. La sfida del futuro sarà trovare il modo di conciliare questi due aspetti.

Un sentito ringraziamento va ai volontari del Centro Studi Cetacei, che nel corso del tempo sono diventati come fratelli e sorelle e hanno arricchito notevolmente la nostra comprensione di questo prezioso ecosistema.

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